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Le PMI hanno esigenze specifiche e diverse dai Creditori Istituzionali (come le banche, le finanziarie al consumo e i fondi d’investimento in NPL), e anche dagli stessi Avvocati (che ovviamente non rischiano denaro proprio).

Per una PMI un insoluto, un credito non pagato, è per lo più vissuto come evento accidentale, un vero e proprio corto circuito nei rapporti commerciali.

E la cosa è strana visto che, già a fine 2019, ossia prima del Covid, la DOXA aveva fatto un’indagine tra le PMI da cui emergeva che “in Italia, il pagamento mancato delle fatture è un fenomeno molto diffuso: 2 aziende su 5 devono infatti fare i conti quotidianamente con questo problema”.

Adesso, dopo le misure contenitive della pandemia, la situazione non è certo migliorata. Anzi…

Eppure, su questo problema, la maggior parte delle PMI tende spesso a minimizzare e dare per normale il ritardo nei pagamenti, non percependo il pericolo della degenerazione in un insoluto definitivo.

Per cui alla domanda “Cosa fai se un cliente non ti paga?”, mentre i creditori istituzionali si sono organizzati e hanno industrializzato i processi di prevenzione e recupero, la massa di Micro, Piccole e Medie Imprese spesso se la cavano con una battuta:

• Scaramantica: “Ma speriamo di no!”
• Truculenta: “Lo aspetto sotto casa”, con la variante “Gli apro la testa con il crick!”
• Delegante: “Porto tutto al mio avvocato, poi ci pensa lui”.
• Rassegnata: “Ormai che posso fare? Per farsi pagare… devi fare causa e in Italia vuol dire 10 anni buttati oltre a migliaia di euro e umiliazioni in tribunale!!!!”.
• Inconsapevole: “Bah, ho fuori solo 10.000 € mi sembrano troppo pochi per preoccuparmene”.

Senza riflettere che, in realtà, di cose da fare ce ne sono tante:

• prima della vendita, per prevenire il guaio: trent’anni di recupero crediti mi hanno insegnato che 5 volte su 10, l’insoluto si poteva evitare con le indagini preventive. Ora con il Covid la percentuale sale a 7 volte su 10…
• ma anche dopo, a insoluto accertato, prima di “mettere l’avvocato”, per essere certi di non “buttare soldi buoni, su soldi non più buoni” (che, evidentemente, è una preoccupazione dell’imprenditore, e non certo del suo avvocato…).